Paola Polidoro

Scrivo diari da quando avevo nove anni, nel tentativo di fare ordine nel caos. Era il 1982 e la terapia è tuttora in sperimentazione.

Ho studiato Storia dell’arte moderna, per la precisione Arte Veneta. Lì la mia passione per i simboli si è svegliata e non si è più riaddormentata.

Mi distraggo facilmente incrociando i simboli di cui sopra con le coincidenze più sfacciate, trovando significati, a volte forzati altre accattivanti, alla mia confusa quotidianità.

Dopo la laurea in Lettere ho iniziato a lavorare al Messaggero, e per 20 anni mi sono occupata di teatro, arte e politiche culturali; da 10 sono anche ufficio stampa.

Sono musicoterapeuta, anche se so suonare solo il tamburello sbattendolo con energia su un fianco. Per dirvi quanto mi piaccia comunicare con ogni mezzo. In compenso conosco a memoria quasi tutte le canzoni italiane del secolo scorso, ma sono stonata come una campana. Per dirvi quanto non riesca a trattenermi quando devo dire qualcosa.

Le archeTÍPE sono il mio tentativo di narrare una storia spezzettandola in tante storie, rintracciando me e voi negli archètipi e nelle favole di cui ci nutriamo dai primi anni di vita.

Come dice Jung, se nella seconda parte della vita non hai una narrazione sei spacciato. Qualcosa del genere.

E allora eccovi la mia, per scaramanzia.

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