All'inferno l'amore

La bella addormentata

Amore e inferno. Anzi, l’amore all’inferno.

Non l’inferno figurato in cui si ritrova chi ama e non è ricambiato, quando l’amore diventa un’ossessione o quando si viene lasciati senza un motivo o per qualche motivo (che poi ancora non si è capito cosa è peggio…).

Comunque no, non quell’inferno là, l’inferno quello vero, cioè vero per come ce l’hanno raccontato i miti (va be’ tecnicamente sarebbe l’Ade, l’oltretomba, il regno dei morti…insomma quella roba lì).

E allora mi vengono in mente due tipi molto diversi che però sono simili perché entrambi non accettano la morte della persona amata: Alcesti, che prende il posto nell’Ade a cui è destinato il marito Admeto, e il più noto Orfeo, che scende negli inferi e riesce con il suo canto strappalacrime ad ottenere che la sua amata moglie Euridice, morta giovane per il morso di un serpente, possa tornare indietro tra i vivi insieme a lui.

Le storie hanno esiti opposti: ad Alcesti viene consentito di tornare dall’Ade e di riabbracciare i suoi cari (Admeto e prole), Orfeo scende negli inferi ma torna a mani vuote (con la cetra nel sacco mi verrebbe da dire) perché si volta indietro a guardare Euridice prima di uscire dall’Ade, violando l’unica condizione posta dagli dei infernali per riportarla con sé in superficie.

Alcesti e Orfeo: chi ama di più?

Queste le storie in pillole.

Ma Alcesti e Orfeo sono poi così simili? E soprattutto chi tra i due ama davvero o ama di più (che poi non è una gara…ma un po’ sì…)?

Be’: Alcesti, mi sembra ovvio.

Come fai a dire che una che prende il tuo posto all’inferno non ti ama? E comunque, se qualcuno avesse qualche dubbio, lo dice anche Platone nel Simposio. Gli dèi premiano Alcesti lasciandola tornare dall’Ade perché è stata disposta a morire per amore, mentre puniscono Orfeo che ha preteso di riprendersi Euridice cercando di sedurre tutti con la sua musica (sembra neomelodica) ma che a morire per Euridice proprio non ci pensava.

In pratica, dice Platone, chi ama davvero deve essere disposto a morire per l’altro. Non basta sfidare gli inferi (che comunque a me personalmente non sembra poco…), bisogna essere disposti a restarci per l’eternità, lasciando ogni speranza di ritorno tra i vivi.

Forse Alcesti...

E quindi? Eh e quindi the winner is… Alcesti (va be’ non è una gara, ma un po’ sì). Orfeo ha fatto il furbo ed è stato punito: il vero amore si dimostra solo a costo della vita.

E allora chi è Orfeo? Il seduttore che in realtà è interessato solo ad ammaliare tutti con il suo charme e le sue performance artistiche? Uno che vuole soltanto riavere ciò che ha perduto, solo perché lo ha perduto, ma che poi quando lo recupera non sa che farsene e piuttosto che vivere una vita di amore, un po’ banale per un grande artista come lui, si volta apposta in modo che Euridice sparisca per sempre e lui, libero e felice, possa continuare a prendersi applausi e ad incantare tutti con il suo canto?

Sì, tutto vero, forse è così.

Alcesti è pronta a morire per amore e quindi il suo è vero amore, Orfeo è un narcisista e vuole solo stupire tutti con effetti speciali, al dunque preferisce essere un grande artista che il marito innamorato di Euridice.

Ragionando per generi potremmo anche dire che l’amore vero e incondizionato, che implica sacrificio, è quello della donna, l’uomo è solo capace di mettersi in mostra e di sedurre, magari anche di combattere draghi per la sua bella ma mai di sacrificarsi ed annullarsi, rinunciando a se stesso e al suo ego.

...o invece Orfeo?

Può essere.


Però siamo sicuri che sia più facile morire per qualcuno, con la prospettiva di non vederlo mai più per l’eternità, come fa Alcesti, piuttosto che lottare come fa Orfeo affinché Euridice non solo torni a vivere ma torni a vivere insieme a lui, che non può vivere senza di lei?


Insomma Alcesti vuole morire per Admeto, Orfeo non vuole vivere senza Euridice. C’è differenza.


E allora a questo punto si ribalta tutto.


Alcesti in fin dei conti si accontenta di essere ammirata da tutti per il suo nobile gesto e non si preoccupa di come Admeto potrà continuare a vivere con il senso di colpa di chi sa che sua moglie è morta per lui e la vergogna per non aver avuto il coraggio di accettare il proprio destino. La vera narcisista allora è Alcesti.


Ora per carità Admeto non ci fa una bella figura, eppure il sospetto che Alcesti non ne potesse più di Admeto e della famiglia in genere, secondo me non va scartato del tutto.


Insomma è preferibile l’inferno, quello vero, a una vita d’inferno in famiglia… Il buon Orfeo invece vuole veramente che Euridice torni dal regno dei morti perché vuole vivere una vita felice insieme a lei ed amarla sul serio. Per questo, obnubilato dall’amore, non ce la fa a resistere e infrange la regola, voltandosi per controllare che Euridice lo stia veramente seguendo, come farebbe qualsiasi innamorato che va avanti con la paura che l’altro non lo stia seguendo o possa sparire da un momento all’altro.


Improvvisa follia colse l’incauto amante”, Virgilio dà la colpa alla follia e, per molti, l’amore è tecnicamente una malattia mentale.


E quindi il vero amore è quello di quel matto di Orfeo (oh sia chiaro non è una gara, ma un po’ sì…).

Un finale aperto... o chiuso?

Insomma, e giuro che è l’ultima citazione e che la chiudo qui, come la Yourcenar fa dire ad Eracle nella sua rivisitazione della storia di Alcesti: “non a morire, Alcesti, non a morire. A vivere per lui…anche questo non è facile”.


Insomma: per amore non è facile morire e non è facile vivere.


All’inferno l’amore.

(© Lucky Loser)

Alcesti e Orfeo

"Non a morire, Alcesti, non a morire. A vivere per lui…anche questo non è facile”.

M. Yourcenar

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